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Cipes Pistoia

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Legge di bilancio, incontro pubblico martedì 11 dicembre

07 venerdì Dic 2018

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Dalle 16.30 alle 19.30, nella sala Nardi del palazzo della Provincia, il professor Alessandro Petretto si confronterà con giornalisti e pubblico per analizzare il nascente provvedimento del governo Continua a leggere →

02 venerdì Nov 2018

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Mercoledì 7 novembre – ore 15
UNISER Via Sandro Pertini, 358, 51100 Pistoia PT

la Fondazione Its EAT – Eccellenza Agroalimentare Toscana
organizza un OPEN DAY dedicato alla presentazione di

Agri.Mktg.4.0
Corso biennale di studi, rivolto ai giovani tra i 18 e i 29 anni, orientato a formare venticinque tecnici superiori in grado di occuparsi di valorizzazione, comunicazione e marketing dell’agribusiness toscano

Il corso prevede 1.200 ore di lezioni in aula e 800 ore di tirocinio negli ambiti marketing e comunicazione da svolgere in aziende agrarie, agroalimentari e agroindustriali toscane

Inizio lezioni venerdì 30 novembre

La partecipazione all’open day è libera e gratuita

Uscire allo scoperto!?! – Incontro del 9 giugno al Nursery Campus

31 giovedì Mag 2018

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Carissimi,
dalla constatazione della precarietà della situazione politica attuale del nostro Paese – a nostro avviso mai così confusa dall’istituzione della Repubblica – abbiamo ricevuto la spinta per decidere di riunire alcuni amici studiosi e specialisti della materia, allo scopo di organizzare una mattinata di riflessione sui temi qui di seguito esposti.

L’idea dell’incontro è nata assai prima del precipitare degli eventi della crisi istituzionale di questi giorni che, magari, rende più attuale la nostra discussione. Non un incontro confessionale ma una riflessione da più parti sollecitata, la cui necessità è sempre più avvertita.

Questo il programma: ci ritroveremo sabato 9 giugno al Nursery Campus, dalle 9.30 alle 12.30 per discutere sulla necessità di “Uscire allo scoperto!?! – Verso un rinnovato impegno dei cattolici in politica – Giustizia ed equità stelle polari nella dottrina sociale cristiana e nella Costituzione italiana”. Da notare la punteggiatura del titolo, volutamente tra l’esclamativo e l’interrogativo. Quanto al sottotitolo, esso è invece da intendersi evidentemente esclamativo!

Abbiamo chiesto di farci da guida, introducendo e discutendo l’argomento, adEmanuele Rossi (ordinario di Diritto Costituzionale alla Scuola S.Anna di Pisa),Giuseppe Matulli (già parlamentare e vice sindaco di Firenze), Nicola Graziani(decano dei giornalisti accreditati al Quirinale), Vinicio Contini (Manager d’azienda),Tina Nuti (insegnante), Andrea Massaini (esperto di comunicazione e marketing) eIlaria Gargini (insegnante). Moderatore della discussione sarà il direttore di TVLLuigi Bardelli, il quale darà il giusto spazio anche agli interventi dei presenti.

Al centro di tutto c’è la grande lacuna che negli ultimi anni si è venuta a creare nell’offerta politica, frutto avvelenato di un processo di progressivo imbarbarimento del linguaggio, dei rapporti e in generale della classe dirigente italiana. Mai prima d’ora si era avvertita così tanto la mancanza della passione civile intesa come motore della buona politica, di persone che offrano il loro contributo alla collettività con impegno, generosità, senza secondi fini.

Vogliamo esaminare insieme se e quali risposte dare al bisogno di una politica mite, dell’opportunità di ricomporre la diaspora passando dalla fase dell'”influenza” (fallita!) a quella della creazione di un soggetto politico che riesca a unire cattolici democratici e laici moderati, un soggetto che stia al centro per dialogare con quella parte del paese che, ormai diffusa ai quattro punti cardinali, orfana di modelli e riferimenti, non riesce più a orientarsi nel panorama dei partiti e dei movimenti attuali.

Il nostro auspicio è quello di vedervi il più numerosi possibile affinché questa esperienza (per la quale nessuno ha, e pretende di avere, alcun diritto di primogenitura) possa avere un seguito. Durante la mattinata sarà attivo un piccolo buffet per chi desidera fare un coffee-break tra un intervento e l’altro.

Di seguito la locandina dell’incontro:

Un ricordo di Roberto Ruffilli a trent’anni dall’assassinio

17 martedì Apr 2018

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Nella mattinata di lunedì 16 aprile, il presidente Sergio Mattarella si è recato a Forlì per ricordare la figura dell’esponente DC Roberto Ruffilli, nel trentennale dell’agguato terroristico che pose fine alla sua esistenza. Nell’occasione, al politico romagnolo è stata intitolata una piazzetta, ubicata non lontano dalla sua abitazione.

Il Cipes, nell’unirsi al ricordo del presidente Mattarella, esprime la propria soddisfazione – ed anche una punta di orgoglio – per aver percepito da tempo la tuttora grande attualità della figura e dell’opera di Ruffilli, dedicandogli un convegno nel maggio di due anni fa. All’epoca la nostra associazione presentò l’iniziativa manifestando il proprio disappunto per la scarsa considerazione ricevuta da Ruffilli e da tutto ciò che la sua memoria rappresenta. In quei giorni inserì il suo nominativo tra le figure di spicco del cattolicesimo democratico meritevoli di essere ricordate nella toponomastica del nostro comune. Proposta che – a distanza di due anni – il Cipes rinnova, invitando altresì a considerare l’opportunità di ricordare le vittime del terrorismo di ogni colore e della criminalità organizzata.

Ruffilli, intellettuale e politico di grande spessore, come collaboratore e braccio destro di Ciriaco De Mita aveva riflettuto e lavorato a lungo sul tema delle riforme costituzionali: è da ascrivere a lui uno dei più approfonditi e lungimiranti progetti di riforma dello Stato e dei vari ambiti nei quali lo stesso si articola, a partire dalla carta costituzionale e dalla legge elettorale. È soprattutto per questo motivo, per esplicita ammissione dei suoi assassini nel comunicato di rivendicazione dell’omicidio, che Ruffilli fu giustiziato. Nei giorni dell’assassinio in molti si interrogarono su chi fosse Roberto Ruffilli, troppo spesso considerato un personaggio di secondo piano della DC. Non sapendo, o forse facendo finta di non sapere, che il politico forlivese era in realtà uno dei pensatori più illuminati del panorama politico italiano. La sua stella polare era il cittadino, che con i suoi diritti ed i suoi doveri considerava il vero arbitro della democrazia, colui che bisogna sempre tenere al primo posto quando si discute di regole e riforme istituzionali. Al contempo Ruffilli ha sempre preso le distanze dal dal populismo e dai rischi dell’antipartitismo, parlando a più riprese di temere la “grande semplificazione” della democrazia diretta ed esortando al tempo stesso i partiti a dotarsi di strutture più moderne e di regolamentazioni chiare e trasparenti.

La speranza è che il compiacimento per il ricordo commosso che ne ha fatto il Presidente della Repubblica, e per la interessantissima puntata del programma di Paolo Mieli “Passato e Presente” messa in onda sempre lunedì da RaiTre, non debba lasciare il posto al dispiacere per l’oblìo nel quale lui e altri illustri membri del cattolicesimo democratico vengono purtroppo spesso relegati. A questo proposito, stupisce il fatto che, ad oggi, a nessun autore Rai sia ancora venuto in mente di dedicare al politico romagnolo una trasmissione rievocativa del suo sacrificio.

L’augurio è che l’occasione di questa commemorazione trentennale possa fornire una spinta ad un rinnovato interesse verso le idee di Roberto Ruffilli, la cui proposta di riforma dello Stato elaborata trent’anni fa è a nostro avviso ancora attuale. Un contributo, quello di Ruffilli, che anche a distanza di tutto questo tempo – se riscoperto e discusso – potrebbe far riflettere in un momento in cui la politica sembra aver smarrito la capacità di affrontare le proprie sfide con serietà ed equilibrio, soprattutto nell’ambito del dibattito sui punti cardine dell’ordinamento giuridico della nostra Repubblica. A partire dalla legge elettorale, visto il fallimento del Rosatellum che ha portato allo stallo politico a cui stiamo assistendo in questi gironi dal quale ancora non sappiamo come e quando usciremo.

Legge elettorale: mercoledì 25 ottobre al Cipes un dibattito sul “Rosatellum bis”

24 martedì Ott 2017

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Intervengono Luca Gori e Andrea Marchetti della Scuola Superiore S.Anna di Pisa

È alle porte un nuovo incontro del CIPES su temi a carattere istituzionale. Mercoledì 25 ottobre, nei locali di via delle Pappe, 10 a Pistoia si torna a discutere di temi a carattere istituzionale: dalle 17,30 in poi, introdotti dal Presidente CIPES Giorgio Federighi, i dottori Luca Gori e Andrea Marchetti della Scuola Superiore S. ANNA di Pisa terranno un Seminario di Studio su “Legge Elettorale: Il Rosatellum bis serve davvero al Paese?”.

Ne sono accadute di cose dal 10 Marzo 2017 quando, all’indomani della sentenza della Corte Costituzionale che, nelle settimane precedenti, aveva dichiarato l’Italicum incostituzionale, l’associazione pistoiese aveva organizzato il Convegno sul tema “Verso una nuova legge elettorale con la partecipazione, tra gli altri dei professori Emanuele Rossi e Giovanni Tarli Barbieri, Ordinari di Diritto Costituzionale a Pisa e Firenze. In pochi mesi si è passati dall’Italicum al Consultellum e dal Rosatellum al Rosatellum bis.

Durante l’incontro, gli esperti analizzeranno le caratteristiche della legge proposta dal deputato PD Emanuele Fiano ed approvata dalla Camera nei giorni scorsi. Mentre in Senato inizia la discussione per l’eventuale approvazione definitiva, i relatori illustreranno le posizioni dei principali gruppi parlamentari ed al contempo delineare gli eventuali scenari post voto alle elezioni politiche generali che si terranno nella primavera del 2018, anche alla luce della continua evoluzione nell’assetto politico italiano.

L’inizio dell’incontro, e del dibattito che ne seguirà e’ per le 17.30, l’ingresso è, ovviamente, libero e l’invito è rivolto all’intera cittadinanza.

“Testimoni del nostro tempo” Il Cipes ricorda Rosario Livatino

29 martedì Ago 2017

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Con il mese di agosto che volge al termine, il Cipes – Centro di Iniziativa Pistoiese per l’Economia ed il Sociale desidera informare che si stanno mettendo a punto gli ultimi dettagli della prossima iniziativa. Nella mattina di sabato 23 settembre dalle 8.45 alle 12.30, al Centro Fratelli Carrara della Fondazione Maic in via Don Bosco a Pistoia, il ciclo “Testimoni del nostro tempo” si arricchirà, con l’incontro in ricordo di Rosario Livatino, giovane magistrato ucciso dalla mafia nel 1990, di un nuovo importante capitolo, dopo quelli dedicati ad Alcide de Gasperi, Maria Eletta Martini, Giorgio Ambrosoli e Roberto Ruffilli.

Il “giudice ragazzino”, come viene definito in un libro ed un film a lui dedicati, entrò in magistratura a 26 anni dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza all’Università di Palermo. Come sostituto procuratore del tribunale di Agrigento aveva costantemente combattuto la mafia e la Tangentopoli siciliana, ricorrendo anche allo strumento della confisca dei beni. Cadde il 21 settembre 1990 sotto i colpi di un commando di sicari assoldati dalla Stidda agrigentina mentre si recava al lavoro senza scorta a bordo di una vecchia Ford Fiesta.

Nel corso della sua breve vita Rosario Livatino è sempre stato mosso da una forte spiritualità, aspetto fondamentale per comprendere da un lato la profonda serenità con cui ha svolto la propria attività in un contesto difficile come la Sicilia di quei tempi, e dall’altro le motivazioni che hanno portato al processo diocesano di beatificazione apertosi nel 2011. Papa Giovanni Paolo II, nel corso di una sua visita in Sicilia, lo definì “martire della giustizia”.

Ci permettiamo di invitare tutti a salvare la data di questo appuntamento e ringraziamo fin da ora coloro che vorranno e potranno partecipare. Nei prossimi giorni sarà reso noto il programma completo dell’evento.

Ballottaggio, il Cipes scrive ai due candidati a sindaco

20 martedì Giu 2017

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Cari Samuele ed Alessandro,

sono stato a lungo incerto se ricorrere, nell’indirizzo di questa mia, ad un riferimento meno confidenziale rispetto a quello sopra usato.

Il motivo sta nella circostanza che non conosco Alessandro, se non di vista e solo attraverso quanto ho letto di lui ed anche con Samuele, con il quale ho condiviso lunghi periodi in Consiglio Comunale, non ho più avuto consuetudine dal 2007, con lui personalmente ma anche con l’Ente locale che lui presiede, in maniera tale da permettere particolari rapporti di cordialità e confidenza. Anche il piccolo, modesto CIPES, nell’attività in campo economico e sociale che ha svolto in questi anni, non ha avuto quasi mai modo ed occasione di rivolgersi al Comune, se non quando chiese, anni fa, di allestire una mostra in ricordo di Alcide De Gasperi nelle sale al pianoterra del Comune (ricevendo una cortese, compresa, ma un po’ burocratica risposta di diniego solo dopo 5-6 mesi rispetto alla data assai in anticipo richiesta e segnalata) o quando si propose di intitolare un luogo pubblico alla memoria di Giorgio Ambrosoli (da non so quale Commissione, mi dicono, ritenuto, insieme ad altri, figura “non attinente al territorio”). Chissà se lo stesso risultato avremmo avuto se avessimo chiesto di ricordare, insieme ad altre figure del cattolicesimo democratico, il sacrificio di Roberto Ruffilli.

Ho usato il “Cari Samuele ed Alessandro….” non solo perché, ahimè per me!, c’è più di una generazione di differenza di età con voi, ma anche perché, e soprattutto, il SINDACO, chiunque esso sia e sarà, è e dev’essere il più possibile l’amico (non l’amicone!), il punto di riferimento (non il confidente!) per coloro che della comunità civile della quale lui è a capo fanno parte. Non è un mistero, l’abbiamo detto pubblicamente, che, al primo turno, come CIPES, abbiamo scelto di appoggiare la candidatura di Roberto Bartoli. Lo abbiamo fatto, partendo da una frase di Giorgio La Pira da lui citata che qui mi permetto di riproporre alla vostra attenzione:

“La città è una casa comune in cui tutti gli elementi che la compongono sono organicamente collegati, come l’officina, la cattedrale, la scuola, l’ospedale; tutto è parte di questa casa. Il compito di chi guida la città è pensare, meditare prima di progettare, e se non lo facciamo siamo soltanto dei direttori generali. Questa casa va amata perché in essa abitiamo e in essa abiteranno le generazioni future alle quali va consegnata preservata ed arricchita”.

Una frase che mi sembra condensi in maniera mirabile, in poche righe, la vocazione, il ruolo, il compito di un Sindaco. Per inciso, vorrei anche dire che Giorgio La Pira fu troppo frettolosamente e talvolta ambiguamente definito il “Sindaco Santo”, con ciò da qualcuno intendendo maliziosamente sminuire la sua attività concreta che invece, ne sono stato in qualche misura testimone, contribuì in maniera significativa allo sviluppo ed alla crescita di una città complessa come quella di Firenze, contornato nella sua azione quotidiana da figure di grande rilievo (tra le altre quelle di Fioretta Mazzei, Nicola Pistelli e Pino Arpioni…), che con lui collaboravano, in grande armonia ed unità d’intenti, nell’affrontare le difficoltà concrete che un Sindaco, ogni giorno, si trova ad affrontare.

Tutte le mattine, ed anche più volte al giorno, per vari motivi, passo davanti ad un luogo che ha un significato tutto particolare nella storia della città, ed anche nella mia vicenda personale. Si tratta di Piazza Giovanni XXIII (ora Santo!). Su di essa si affaccia il Fregio Robbiano, con le formelle celeberrime in tutto il mondo per la rappresentazione delle opere di misericordia corporali, paradigma ispiratore della dottrina sociale cristiana, i cui punti essenziali sintetizzati in una specie di decalogo, da affrontare in una serie d’incontri che il CIPES intende organizzare nel prossimo autunno.

Lì, in quella piazza, oltre 50 anni fa la città intera visse un’esperienza assai interessante e significativa. Il Vaticano emise una serie di francobolli celebrativi del pontificato di Giovanni XXIII raffiguranti, appunto, le opere di misericordia corporale con le formelle del fregio robbiano. Da lì l’idea di un gruppo di amici di proporre al Comune di Pistoia, che l’accolse, l’idea di intitolare al “Papa buono” la piazzetta davanti all’ingresso dell’Ospedale del Ceppo. Il che avvenne con una commovente cerimonia alla quale presiedette proprio Giorgio La Pira.

Ho letto che l’unico confronto tra voi due candidati al ballottaggio si svolgerà nela sala auditorium della MAiC, fondazione quest’ultima la cui attività rappresenta il momento attuale di quel percorso che, sotto la guida di Don Renato Gargini, nei decenni, e con varie articolazioni, proprio da Piazza Giovanni XXIII partì. Mi sembra una scelta opportuna e significativa.

Il nuovo funzionale centro rappresenta una vera eccellenza, talvolta non adeguatamente apprezzata, del nostro territorio. Entro la fine dell’anno la MAiC concluderà i lavori di ristrutturazione anche della vecchia sede che si affaccia su via San Biagio, rendendo il complesso ancor più bello e funzionale, vanto ed emblema del “privato sociale” nell’intero nostro Paese.

Anche all’esito di questo confronto sarà legata la nostra scelta definitiva per il 25 giugno, non essendoci, nel nostro DNA, la propensione ad “andare al mare”, votare bianco, o ancor peggio nullo ma nemmeno quella di cancellare con un getto di spugna le perplessità che ancora abbiamo sia nello scegliere Bertinelli, per la valutazione del quinquennio che ora si conclude, sia nel votare Tomasi, per certi aspetti del suo programma che non condividiamo. Ma anche per le evidenti differenziazioni, certamente a destra, ma anche a sinistra, tra i principi del popolarismo cristiano ed almeno alcuni dei movimenti politici nazionali che, dall’una e dall’altra parte, sostengono i due candidati al ballottaggio. Ci penseremo, rifletteremo, ed alla fine, speriamo bene!, decideremo.

Concludo questa chilometrica lettera proprio ripartendo dalla piazza dell’Ospedale e dalla MAiC, formulando l’auspicio che l’anno di Pistoia Capitale Italiana della Cultura possa concludersi con l’inaugurazione della struttura completa. Non voglio farmi prendere dall’enfasi ma sarebbe, a mio avviso, una splendida chiusura, a dimostrazione che la cura e l’attenzione verso l’handicap sono “cultura” vera, concreta, duratura e sostanziale. Magari con una riflessione la più approfondita ed unitaria possibile, anche con una riunione del Consiglio comunale all’interno del Centro, durante la quale sviscerare le problematiche concrete, da tutti noi spesso evocate ed elencate, che gli “ultimi” quotidianamente pongono a chi si trova ad amministrare una città!

Giorgio Federighi

Elezioni 2017 a Pistoia, il Cipes condivide il programma di Roberto Bartoli

07 mercoledì Giu 2017

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Fin dal suo primo giorno di attività il Cipes – Centro d’Iniziativa Pistoiese per l’Economia ed il Sociale ritiene di aver lavorato cercando di offrire il proprio contributo al dibattito pubblico, senza pregiudizi e schieramenti precostituiti. Ciò non significa, tuttavia, che la nostra associazione non possegga una propria visione del mondo che, nella sua modestia, cerca di difendere e diffondere.

Tutte le nostre iniziative – non è e non vuole essere un segreto – sono sempre state ispirate dal modello politico e sociale figlio dell’incontro tra la cultura liberaldemocratica, il socialismo riformista ed il popolarismo cristiano di Alcide De Gasperi, Amintore Fanfani e Aldo Moro, che nei primi anni di vita della nostra Repubblica ebbe un ruolo determinante nella ricostruzione del Paese, un modello in cui trovano una collocazione ben definita quei corpi intermedi, essenziali nella vita democratica, che oggi sembrano essere sempre più emarginati dalla tendenza a creare organismi, movimenti e partiti sempre personalistici, in uno scenario caratterizzato da dibattiti e confronti sempre più intolleranti.

“Conoscere per deliberare”, scriveva Luigi Einaudi nei mesi successivi alla fine del suo mandato al Quirinale. «La nostra associazione – spiega il presidente Giorgio Federighi – ritiene di aver fatto, nei limiti del possibile, tesoro di quel suggerimento. Ogni qualvolta abbiamo deciso di prendere una posizione, come ad esempio sul referendum costituzionale dello scorso anno, lo abbiamo fatto al termine di un percorso trasparente e lineare. Ragionando sui singoli temi e cercando di argomentare con coerenza ogni scelta».

Siamo alla vigilia di un appuntamento importante per la nostra città, ed è per questo che abbiamo valutato attentamente i programmi (quelli che siamo riusciti a reperire) che i vari candidati a sindaco in queste settimane hanno presentato all’elettorato. Pur riscontrando spunti interessanti in diversi di essi, con tutta obiettività ci sentiamo di affermare che il programma e gli interventi diRoberto Bartoli sono quelli che più ci hanno convinto. Valga per tutti il riferimento alla bellissima, e piena di significato, concezione della città di Giorgio La Pira che qui di seguito ci permettiamo di riproporre:

“La città è una casa comune in cui tutti gli elementi che la compongono sono organicamente collegati, come l’officina, la cattedrale, la scuola, l’ospedale; tutto è parte di questa casa. Il compito di chi guida le città è pensare, meditare, prima di progettare, e se non lo facciamo siamo soltanto dei direttori generali. Questa casa va amata perché in essa abitiamo e in essa abiteranno le generazioni future alle quali va consegnata preservata ed arricchita”.

Anche in altri interventi riteniamo di aver rinvenuto temi e concetti a noi graditi quali, ad esempio, la riflessione sulla necessità di lavorare in sintonia con le forze produttive del territorio e la rete di associazioni secondo il principio dellasussidiarietà orizzontale. Un’esigenza dettata dalla voglia di partecipazione della cittadinanza e dai profondi mutamenti che interessano la nostra epoca. Perché si possa finalmente trovare la forza di capovolgere la piramide e la democrazia possa tornare ad essere patrimonio di tutti nei suoi contenuti economici e sociali.

Concludiamo con un caloroso in bocca al lupo a tutti coloro che hanno scelto di candidarsi, a qualunque lista o raggruppamento appartengano, perché riteniamo che il loro impegno e la loro disponibilità vadano comunque apprezzati e applauditi.

“Verso una nuova legge elettorale”, se ne discute venerdì 10 marzo al Cipes

08 mercoledì Mar 2017

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Proseguono le iniziative di approfondimento su temi istituzionali del CIPES – Centro d’iniziativa pistoiese per l’economia ed il sociale: venerdì 10 marzo alle ore 17.30, in via delle Pappe 10, si terrà l’incontro “Verso una nuova legge elettorale”, una riflessione ad ampio spettro intorno alla sentenza della Corte costituzionale sulla legge elettorale Italicum. Parteciperanno Luca Gori, Scuola Sant’Anna di Pisa, che illustrerà i contenuti della sentenza ed animerà il dibattito; il Prof. Emanuele Rossi, ordinario di diritto costituzionale alla Scuola Sant’Anna di Pisa; il Prof. Giovanni Tarli Barbieri, pistoiese, ordinario di diritto costituzionale all’Università di Firenze.

Mentre il Parlamento si accinge a discutere una nuova legge elettorale, è necessario misurare le diverse soluzioni in campo con le sentenze della Corte costituzionale che hanno definito i vincoli costituzionali per la “scrittura” della nuova legge elettorale. Il legislatore è chiamato ad assicurare un punto di bilanciamento fra le esigenze della governabilità e quelle della rappresentatività. Le forze politiche, quindi, dovranno tenere conto di quanto stabilito dalla Corte. Tuttavia, la difficoltà di ipotizzare le future alleanze (in un quadro politico fortemente frazionato) e gli orientamenti del corpo elettorale, rende complicato comprendere quali siano gli strumenti utili per assicurare la governabilità (come, ad es., il premio di maggioranza) e quelli per garantire una giusta rappresentatività (clausole di sbarramento, vincoli di coalizione, voto di preferenza ecc.).

Sullo sfondo, si staglia il problema enorme di assicurare l’omogeneità delle leggi elettorali fra Camera e Senato: un obiettivo tecnicamente assai difficile, se non addirittura impossibile. La Costituzione esige – nelle parole della Corte – che «al fine di non compromettere il corretto funzionamento della forma di governo parlamentare, i sistemi adottati, pur se differenti, non ostacolino, all’esito delle elezioni, la formazione di maggioranze parlamentari omogenee».

La partecipazione è libera: con questi incontri il Cipes intende offrire un contributo al dibattito pubblico, offerto da relatori autorevoli all’intera comunità cittadina per una riflessione “politica”, nel senso nobile del termine.

Il bilancio degli incontri del Cipes e le ragioni del No

29 martedì Nov 2016

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cipes-23-11

Si è chiuso con la serata dedicata al rapporto tra Stato e Regioni il ciclo di incontri del Cipes – Centro d’Iniziativa Pistoiese per l’Economia ed il Sociale che ha avuto come riferimento il libro “Una Costituzione migliore?” di Emanuele Rossi, ordinario di Diritto Costituzionale alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Un mese di riflessioni e dibattiti, intenso e gratificante, un percorso finalizzato ad analizzare i contenuti della riforma costituzionale che saremo chiamati a giudicare con il referendum del 4 dicembre. Un impegno serio per un voto consapevole, al termine del quale la nostra associazione ritiene di dover esprimere una posizione. Dopo aver esaminato con cura pro e contro del testo di riforma, siamo dell’opinione che debbano prevalere le ragioni del No. Entrando nei dettagli, elenchiamo i principali motivi della nostra scelta:

 

IL NUOVO SENATO. Il superamento del bicameralismo paritario era uno degli obiettivi della riforma. Ciò che scaturisce dall’analisi del testo, tuttavia, è un bicameralismo imperfetto che lascia al Senato una sostanziosa serie di funzioni e competenze. Alla luce di questo, suscitano non pochi dubbi la composizione (sarà formato da consiglieri regionali e sindaci, i quali non è assolutamente scontato che abbiano il tempo e la preparazione necessari per assolvere ai compiti che la riforma attribuisce loro, tra i quali vi sono la produzione di leggi di revisione costituzionale, la valutazione delle politiche pubbliche e dell’attività delle pubbliche amministrazioni e la partecipazione alla formazione e all’attuazione degli atti normativi e delle politiche UE), il rischio di maggioranze diverse e contrapposte, l’effettiva capacità di di rivestire il ruolo di rappresentanza territoriale e di raccordo Stato-Regioni a cui il Senato è chiamato.

 

LE NUOVE PROCEDURE LEGISLATIVE. Le statistiche sull’uso della cosiddetta “navetta parlamentare”, ovvero il sistema di rinvio tra Senato e Camera in presenza di emendamenti al testo, indicano chiaramente che la causa delle lungaggini non è il bicameralismo paritario ma la composizione delle due camere, conseguenza diretta della legge elettorale. Analizzando la profonda modifica dell’articolo 70, si è osservato che per le leggi monocamerali si configura un aumento apparentemente inutile di procedure di produzione, peraltro privo di criteri chiari di classificazione: il rischio di conflitti di attribuzione che ne deriva non prevede meccanismi di risoluzione, se non l’accordo – tutt’altro che scontato – tra i presidenti delle due Camere. L’eventuale disaccordo tra i due presidenti potrebbe quindi dare luogo ad un numero difficilmente pronosticabile di interventi della Corte Costituzionale. Anche l’inserimento del voto a data certa suscita una serie di riflessioni: se da una parte è estremamente condivisibile la volontà di porre limiti costituzionali all’uso eccessivo dei decreti legge, dall’altra esiste il rischio concreto che il voto a data certa, per com’è congegnato, ne prenda il posto conferendo al governo un forte potere di agenda coatta. Ciò rischia di ingigantire il ruolo della Consulta affidando le sorti del Paese ad un organo sì costituzionale ma non rappresentativo perché non eletto dal popolo, nemmeno indirettamente.

 

RIFORMA E RISPARMIO. Un opportuno lavoro di riscontro tra le dichiarazioni del governo e le effettive possibilità di risparmio ha fatto emergere numerose incongruenze: dal miliardo del 2014, si è scesi ai 500 milioni del 2016, mentre la Ragioneria Generale dello Stato ha indicato in 57,7 milioni annui il risparmio accertabile (derivante da abolizione delle indennità parlamentari, riduzione dei senatori e abolizione del Cnel). Quanto al resto, i 320 milioni che dovrebbero scaturire dall’abolizione delle province sono l’effetto di misure già prese due anni fa con la confusa legge Delrio (la 56/2014), attualmente in attesa di completa attuazione. Possiamo pertanto affermare che i risparmi che tutti auspichiamo siano perseguibili attraverso una decisa lotta agli sprechi ed una legislazione mirata, non con la sola riforma costituzionale che peraltro, prevedendo l’introduzione di enti di area vasta e indispensabili strutture di collaborazione per i nuovi senatori, in un futuro non molto lontano potrebbe addirittura riservare spiacevoli sorprese e produrre aumenti anziché diminuzioni di costi.

 

IL RAPPORTO STATO-REGIONI. Numerosi gli spunti a questo proposito. Il primo riguarda la rappresentatività riconosciuta alle Regioni, che attraverso la riforma rischia di risultare meramente nominale: chi garantisce che i nuovi Senatori, scelti dai partiti, perseguano solo gli obiettivi dei loro territori senza mai guardare agli interessi di partito? E ancora: la forte diminuzione delle competenze, riallocate dalla riforma allo Stato, e la cosiddetta “clausola di supremazia” indeboliscono l’istituzione regionale inaugurando di fatto una stagione fortemente centralista, in netto contrasto con l’articolo 5 della carta del 1948. In questo quadro, non convince assolutamente la scelta di evitare che qualsiasi effetto della riforma vada a toccare i privilegi delle regioni autonome. Questo porterà sicuramente ad un ulteriore aumento delle differenze tra le cinque regioni a statuto speciale e tutte le altre, disparità a nostro modo di vedere impossibili da giustificare in un momento storico del tutto diverso da quello che ne ispirò l’istituzione nell’immediato dopoguerra.

 

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE. Non può non costituire fonte di dubbio il fatto che la riforma in oggetto non è stata il frutto di un’ampia condivisione parlamentare. L’auspicio è che, in caso di vittoria del No, si possa avviare da subito un nuovo percorso di riforme che possa finalmente poggiare su una base di consenso molto più significativa della semplice maggioranza parlamentare e che si possa, inoltre, rivedere profondamente la legge elettorale abolendo l’Italicum. La nostra proposta è quella di riscoprire i tanti aspetti positivi che si trovavano negli elaborati di Roberto Ruffilli, lo studioso di problemi dello Stato ucciso dalle Brigate Rosse nel 1983 al quale nel maggio scorso la nostra associazione ha dedicato un interessante e riuscito convegno del quale speriamo di poter pubblicare gli atti al più presto.
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